Il Pontefice sottolinea l’importanza della coerenza alla bae di una missione evangelizzatrice che altrimenti non è efficace.
All’Udienza generale del mercoledì, ieri, 31 maggio, Papa Francesco ha focalizzato l’attenzione su un tema molto importante per la vita di ogni cristiano.

È sullo zelo apostolico il ciclo di catechesi che il Santo Padre continua a sviluppare, approfondendo circa la necessità e l’urgenza di un’evangelizzazione che sia autentica e per questo possa risultare efficace.
Ha voluto mettere in risalto la figura di Matteo Ricci, gesuita missionario evangelizzatore in Cina. Portare l’annuncio della Parola di Dio in tutti i luoghi della terra, vicini e lontani è la vocazione del cristiano.
Il Papa racconta della vita del marchigiano gesuita del ‘500, fondatore delle missioni in terra cinese. Con una incrollabile fede ha superato difficoltà, opposizioni e pericoli animato da pazienza e coerenza.
“Qual è stato il segreto? Ha seguito sempre la via del dialogo e dell’amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l’annuncio della fede cristiana” afferma il Santo Padre ponendo ad esempio questa grande figura.
L’importanza della coerenza per testimoniare
Così come il missionario ha saputo stabilire un dialogo positivo ed efficace con la popolazione cinese impregnata della cultura confuciana, per portare l’annuncio del Vangelo bisogna che ci sia una testimonianza forte e autentica.

È essenziale testimoniare con la propria vita, “questa è la coerenza degli evangelizzatori”, ha commentato il Pontefice.
La coerenza di vita, la testimonianza del proprio essere cristiani è ciò che attrae le persone, anche le più lontane dalla fede.
Alla base di una vita coerente c’è la preghiera, ha sottolineato il Snato Padre, ricordando che la preghiera alimenta la vita di fede e pone quindi la base ad una testimonianza vera.
Come usa fare a conclusione dei suoi discorsi, Papa Francesco ha posto una domanda su cui interrogarsi : “Domandiamoci: sono coerente o sono un po’ così così?”
Il pensiero all’Ucraina nel giorno della Visitazione
Al termine della catechesi ha pregato per il popolo ucraino in guerra sempre nei suoi pensieri.
Lo ha affidato all’intercessione della Beata Vergine Maria, nel giorno in cui ricorreva la memoria della Visitazione di Maria a Elisabetta. Il preciso riferimento infatti è stato per “la cara e martoriata Ucraina che tanto soffre”.
Si è poi rivolto, come di consueto, ai malati, agli anziani, ma anche ai giovani e alle coppie di sposi, tra cui quelli novelli sempre presenti alle Udienze del mercoledì.

Ha esortato a rivolgersi alla Madre di Dio per implorare il dono di una fede che sia sempre più coraggiosa, nell’ultimo giorno del mese di maggio, che conclude il mese mariano per eccellenza fatto di più intensa preghiera e venerazione.