Con un messaggio al Garante dei diritti il presidente Mattarella ribadisce l’importanza di mettere al primo posto rispetto e dignità.
Si tratta di un tema che Sergio Mattarella ha più volte affrontato, ed è tornato a ripeterlo nel messaggio indirizzato a Mauro Palma, il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.

L’occasione è stata la presentazione dell’annuale relazione svolta in Parlamento. Il Presidente della Repubblica pone non pochi spunti di riflessione, di analisi e delle proposte su una questione che deve essere affrontata, quella relativa alle condizioni in cui si trovano i detenuti.
A fronte di un crescente numero di suicidi all’interno delle carceri e della situazione di sovraffollamento in cui versano molti istituti penitenziari, sono tanti i risvolti che devono essere presi in considerazione.
Gli allarmanti dati che arrivano dalle carceri
Possono essere definiti allarmanti i dati che annualmente vengono diffusi riguardo le condizioni in cui vivono i carcerati primo tra tutti la capienza delle carceri stesse e il problema del sovraffollamento.

Fino all’inizio del mese di giugno dell’anno in corso risultano detenuti nelle carceri italiane 57.230 persone. Sono più di 2.500 i detenuti in aumento rispetto agli anni precedenti.
E la capienza, già di per sé carente, dal 2016 ad oggi è aumentata di soli 1.000 posti regolamentari.
Per andare incontro ad una soluzione a questo problema il Garente propone di “garantire l’accesso a misure diverse dalla detenzione per pene brevi“.
Sale anche il numero di suicidi o tentativi di suicidio tra i detenuti. A questo proposito il Garante invita ad aprire un confronto sul regime speciale del 41bis e valutare la sua funzione necessaria.
Afferma che il reato di tortura introdotto nel 2017 va difeso come norma di civiltà auspicando che non si ritorni indietro.
Rispettare la dignità della persona e i diritti umani
La restrizione deve essere “rispettosa della dignità della persona” afferma il presidente Mattarella che sottolinea che qeusto deve riguardare anche la temporanea restrizione della libertà “derivante dall’applicazione di norme di legge poste a protezione del consorzio civile”.
L’obiettivo che non deve mai esser perso di vista è il “reinserimento sociale e il recupero della soggettività dei reclusi”.
Si è analizzata poi la condizione nelle REMS, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, in cui si trovano le persone che hanno commesso crimini e sono affette da problemi di salute mentale.

Attualmente sono 31 quelle funzionanti e sono recluse 631 persone. È stato osservato che la percentuale maggiore riguarda detenuti in misure di sicurezza provvisorie e che sono comunque in numero maggiore di quelli che erano ospitati negli Ospedali psichiatrici giudiziari al momento della loro chiusura.