Si può essere felici anche nella sofferenza? Con la fede è possibile, ma in che modo esattamente? La risposta è nel Vangelo.
È il quesito che tanti si pongono: quale è il segreto per affrontare dolori e sofferenze senza esserne travolti, ma anzi mantenendo una serenità interiore che è vera e propria gioia.

L’esempio lo danno i santi, persone che hanno vissuto autenticamente e profondamente un rapporto vivo e stretto con il Signore e hanno aderito fermamente alla sua parola.
E la risposta è proprio un’aderenza alla volontà di Dio che viene messa al primo posto. Nel Vangelo c’è la via da seguire.
In Matteo 16,24 Gesù dice “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua“.
In quel “rinneghi se stesso” si intravede la chiave che porta alla serenità più profonda. Rinnegare se stesso è mettere da parte il proprio Io, la propria volontà e uniformarsi a quella del Signore.
Prendendo la croce, certo, che non è annullata, ma portata con la forza che viene data, per arrivare alla meta.
In Giovanni, al capitolo 15 c’è la parabola dell’agricoltore ed è molto esplicativa. Gesù è la vite e il Padre è l’agricoltore. Ogni tralcio che in lui non porta frutto viene tagilato via e quello che porta frutto potato perché porti più frutto.
Rimanere in Gesù, la chiave per la felicità
“Rimanete in me e io in voi” prosegue al versetto 4 lo stesso capitolo del Vangelo di Giovanni, e continua: “Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”.

Partendo dal fondamento che senza Gesù non è possibile far nulla, niente di buono viene da noi stessi, Nessun frutto può essere portato, si comprende come bisogna stare con lui e in lui.
Rimanere con Gesù, stare con lui, in ogni momento della vita, nella gioia e nel dolore, sempre, con la certezza dell’amore nel disegno del Padre, è la via per la gioia, vera e profonda.
I santi, che hanno effettivamente vissuto e sperimentato tutto questo mostrano come è possibile affrontare anche le più grandi sofferenze con una serenità interiore che si tramuta in gioia.
Desiderare più di ogni altra cosa fare la volontà del Padre, con un abbandono fiducioso per la fede nel suo amore, credendo che il suo disegno, in cui rientra anche il male che permette, è sempre una trama d’amore.

La preghiera costante, i Sacramenti, una vita cristiana profondamente vissuta sono gli elementi che consentono di “rimanere in Lui” e di conseguenza si sperimenta quella gioia, anche nel dolore, che si può a tutti gli effetti definire felicità.