Il 22 giugno è la memoria liturgica di San Paolino da Nola, monaco che visse tra IV e V secolo con una storia ricca di esperienze di fede.
La Chiesa oggi ricorda San Paolino da Nola, che nacque a Bordigala, quella che è l’attuale Bordeaux nell’anno 355 da un’illustre famiglia nobiliare.

Si sposa con la cristiana Therasia che diventa la sua guida verso la conversione. In seguito infatti Paolino si converte e all’età di 35 anni riceve il battesimo.
Dopo la morte del figlio Celso, avvenuta solo 8 giorni dopo la nascita, si rifugia sempre più nella fede ed in seguito si trasferisce in Aquitania.
Frequentava il mondo aristocratico e letterario, ha avuto modo di conoscere Sant’Ambrogio e di ricevere da lui un forte insegnamento di cui poi ringraziarà.
La sua conversione volgeva sempre più verso la forma dell’ascetismo che lo allontanò dal poeta pagano Ausonio di cui era stato discepolo.
Decise di vendere il suo patrimonio e di continuare la vita in stile monastico in accordo con la moglie.
Sacerdote per acclamazione e la vita a Nola
Diventa sacerdote per acclamazione popolare. Nel corso della celebrazione liturgica del Natale dell’anno 393 i fedeli gridarono “Paolino, sacerdote!“.

Fu l’acclamazione che lo portò ad essere ordinato presbitero. Decidendo poi per la vita monastica si trasferì a Nola nei pressi della tomba di San Felice verso cui aveva una grande devozione.
In onore di questo santo fece costruire una basilica e fece edificare una serie di chiostri tutt’intorno, con un’architettura che prevedeva colonnati e fontane, uno spazio per accogliere i tanti pellegrini che ogni anno si recavano lì.
È anche il fondatore di un cenobio maschile e di uno femminile e conduce la sua vita improntandola ad un’intensa attività di preghiera e una grande assistenza ai poveri e ai bisognosi.
L’acclamazione a vescovo, la prigionia e la liberazione
Successivamente, sempre per acclamazione dei fedeli diventò vescovo nel momento in cui Alarico, il re dei Visigoti conquista e devasta la città.
Vende i suoi averi e anche la sua croce episcopale pur di ottenere la liberazione di alcuni cittadini fatti prigionieri si offre come prigioniero per riscattare il figlio unico di una vedova.
Così diventa schiavo e fa da giardiniere al suo padrone. Quando a processo gli viene concesso di chiedere la liberazione, non è solo per lui che la domanda, ma per tutti gli abitanti di Nola.
Prosegue la sua vita cercando con ogni mezzo di ricostruire la città e le chiese distrutte. Si prodiga in atti di carità. Soccorre la gente in difficoltà, gli orfani, i bisognosi di ogni tipo manifestando grandi doti di amore per il prossimo.
Con lui Nola diventò un fervido centro di spiritualità e Paolino era chiamato a fornire insegnamenti e consigli. Si rivolgevano a lui sacerdoti, monaci, ma anche vescovi, tra cui pure S.Agostino.

Della sua attività letteraria restano 31 componimenti poetici, tra cui i più famosi sono i Carmina natalicia e 51 lettere.
Anche lo scrittore Sulpicio Severo, che era stato suo amico in gioventù si avvicinò alla fede grazie a lui. San Paolino da Nola morì il 22 giugno del 431.