Papa Francesco e l’amicizia tra Chiesa e artisti: incontro con i grandi nomi dell’arte contemporanea. Accoglie 200 talenti internazionali sotto la volta della splendida Cappella Sistina.

In occasione del cinquantenario della Collezione d’Arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani, Papa Francesco celebra l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti accorsi in gran numero. L’evento non accadeva dai tempi di Paolo VI.
200 tra gli artisti più famosi sul panorama dello spettacolo, si è riunito sotto la volta della Cappella Sistina. Il Santo Padre è apparso in buona salute e felice di condividere un momento storico. Il suo discorso riflette una profonda comprensione del ruolo e dell’importanza dell’arte nella società.
Il pontefice riconosce l’arte come un mezzo potente per esprimere la verità, criticare le ingiustizie e stimolare la riflessione. Sottolinea l’importanza dell’ironia e del senso dell’umorismo come virtù da coltivare, e incoraggia gli artisti a svelare la bellezza autentica e a resistere alla superficialità e all’artificialità diffuse.
L’arte, secondo il Papa, non deve essere un anestetico, ma deve tenere sveglie le coscienze e agire come coscienza critica della società. Mette in luce il potenziale dell’arte nel disturbare, trasformare e convertire, sfidando i falsi miti e gli idoli contemporanei.
Papa Francesco tra chiesa e artisti: binomio perfetto per un cambiamento nella società

Riconosce che l’arte può essere una forza di cambiamento positivo e un riflesso dell’armonia che deriva dall’integrazione delle diversità:
“L’artista ha la spontaneità del bambino e “l’acutezza del veggente. E soprattutto la creatività dell’artista sembra partecipare della passione generativa di Dio. Quella passione con la quale Dio ha creato. Siete alleati del sogno di Dio!”.
Parole dettate da una grande enfasi che ha inorgoglito i presenti tra cui spiccavano Nicola Piovani, Marco Bellocchio, Mogol e altri artisti esteri. Le parole del Papa rivelano una profonda fiducia nella capacità dell’arte di influenzare e trasformare la società.
Incoraggia gli artisti a non arrendersi all’ovvietà e alla superficialità, ma a cercare e promuovere una bellezza autentica che ispiri e rifletta l’armonia e l’integrazione nel mondo.
“Siete un po’ come i profeti, in ciò siete chiamati a sottrarvi al potere suggestionante di quella presunta bellezza artificiale e superficiale oggi diffusa… Non c’è vita lì, non attira. Invece la vostra arte vuole agire come coscienza critica della società, togliendo il velo all’ovvietà”.
È un appello per un movimento che abbraccia la sua natura critica e si impegni a rendere il mondo un luogo migliore attraverso la sua creatività e la sua voce. Francesco, che ha deciso di prendere il nome del poverello di Assisi per il suo apostolato, esorta allo stesso modo gli artisti.

Li prega di pensare a chi non ha avuto la grazia di potersi esprimere e vive una vita da emarginato. Il dolore altrui non deve passare in sordina, l’ausilio è necessario e doveroso in quanto cristiani.