“Barca di San Giovanni”: il rito delle uova, ne hai mai sentito parlare? E’ un’affascinante combinazione di clima e superstizione. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.

La notte della Barca di San Giovanni è arrivata, e con essa, ritornano antiche tradizioni che suscitano la curiosità di molte persone. Mentre coloro che si chiamano Giovanni o hanno nomi simili, si preparano per festeggiare il loro onomastico, altri seguono rigorosamente gli antichi rituali legati a questa notte magica.
Quanti riti porta a galla la notte magica, detta anche della ‘Nzilla, in alcuni luoghi italiani? Chi cerca un fidanzato, chi vuole scoprire la futura professione del loro partner e altri ancora che mettono a mollo fiori di campo per preparare l’acqua di San Giovanni. Tra di loro, c’è anche chi si prepara a “rompere” un uovo.
Queste pratiche sono parte delle tradizioni legate alla notte di San Giovanni e richiamano la magia e la curiosità delle persone. Curiosiamo nel rito delle vele dell’uovo, un fenomeno che spazia dalla tradizione alla spiegazione scientifica.
Barca di San Giovanni: il rito e le uova, il segreto delle “vele” durante la notte

Cosa dice la tradizione a proposito del rito che si compie nella notte tra il 23 e il 24 giugno? Suggerisce di preparare un contenitore d’acqua con il bianco d’uovo. Il rito dichiara di lasciare all’aperto durante tutta la notte del 23 giugno, in modo che la rugiada si depositi sul bianco d’uovo.
Il giorno successivo, si osserva attentamente il contenitore e si possono notare formazioni filamentose o strutture simili a vele che si sono create sulla superficie dell’uovo. Più le vele saranno gonfie e sollevate, maggiori saranno le previsioni di un anno positivo e prospero.
E’ un gesto che compiono in molti soprattutto dove il santo viene venerato. A ciò si affianca anche la notte dell’Nzilla con parate, costumi e food, È considerata un tempo magico e di buon auspicio, spesso accompagnata dai riti propiziatori legati all’amore, alla fertilità e alla guarigione.
Nel comune di Cerreto Sannita, Benevento, la figura della ‘Nzilla è associata ad una strega malvagia, ma secondo l’autore Gianni Vergineo, questa figura deve essere ricondotta a Salomè, figura biblica.
Secondo i suoi studi, la filastrocca tramandata paesana, menziona il taglio della testa di San Giovanni Battista da parte di Salomè. La figlia di Erodiade la ottiene grazie ad una danza scellerata. Vergineo collega questo fatto al mito della fondazione di Benevento da parte di Diomede e dei suoi compagni, trasformati in uccelli, che in seguito sono stati associati al male e alle streghe.
Il termine “inzillare” nel dialetto cerretese significa istigare, insinuare. Nella tradizione, Salomè è considerata colei che, incoraggiata dalla madre, istiga Erode a decapitare San Giovanni Battista. Questo comportamento la rende la figura principale associata alla ‘Nzilla, ossia la strega per eccellenza.
Da aggiungere che la Nzilla è giovane, bella, vestita di veli e balla divinamente: il richiamo a Salomè è inequivocabile.

Questa usanza si basa sulle credenze legate alla magia e alla simbologia marina, legate alla figura di San Giovanni Battista, il patrono dei naviganti. Le tradizioni aiutano a fare scissione tra il sacro e il profano, la fede è altro.