All’Angelus risuona forte l’esortazione del Papa a considerare il bene più prezioso, e non buttare via la vita in tante forme di consumismo.
Nel consueto breve discorso che il Santo Padre svolge la domenica a mezzogiorno con il riferimento alla liturgia del giorno e di accompagnamento alla preghiera dell’Angelus questa domenica ha espresso un grande invito.

Si tratta del secondo Angelus dopo il ricovero all’Ospedale Gemelli durato nove giorni in seguito all’operazione per laparocele incarcerato.
Il Pontefice commentando il Vangelo del giorno, Mt 10,26-33, ripropone il “non abbiate paura” che Gesù ripete per ben tre volte agli apostoli in tre situazioni concrete che si troveranno ad affrontare.
Dall’ostilità di chi vorrebbe mettere a tacere o annacquare la Parola di Dio, alla persecuzione diretta ai vari livelli fino a sfociare anche nella morte.
E poi la paura che Dio si sia allontanato ed abbia abbandonato, quando il suo silenzio è forte. Come per gli apostoli, l’invito è rivolto a tutti in ogni tempo, non bisogna aver paura perché la vita è nelle mani di Dio che la ama e la custodisce.
La vita, il bene più prezioso da preservare
Il commento del Santo Padre è chiaro: “Ciò che conta è non buttare via il bene più grande: la vita. Solo questo deve spaventarci“.

Il suo riferimento è alle tante forme di consumismo che fanno deviare da ciò che veramente è importante. Spesso si seguono modelli che sono quelli sbagliati per conformarsi nel timore della solitudine o della derisione.
Fa degli esempi concreti e si riferisce in particolar modo al mondo giovanile: “un giovane o a una giovane, che hanno mille impegni e passioni: la scuola, lo sport, vari interessi,i telefonini e i social, ma hanno bisogno di incontrare le persone e realizzare dei sogni grandi, senza perdere tempo in cose che passano e non lasciano il segno“.
Sono gli idoli dell’efficienza e del consumismo quelli da cui Papa Francesco mette in guardia, considerando che accade che vengono messi in primo piano “le cose anziché le persone, le prestazioni anziché le relazioni“.
Si tratta dei pericoli più insidiosi del nostro tempo. Ma l’esortazione è a non aver paura del giudizio degli altri e di andare controcorrente seguendo Gesù e la via stretta invece di quella larga.
Cristiani perseguitati, Emanuela Orlandi, l’Ucraina
Lavorare per il Regno di Dio significa andare incontro a persecuzioni e il pensiero del Pontefice va alle 46 donne morte in carcere in Honduras a seguito di una rivolta.
Ma ha pensato anche ad Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana di cui ricorre proprio in questi giorni l’anniversario dei quarant’anni dalla scomparsa misteriosa che costituisce uno dei più intricati gialli italiani con risvolti internazionali.
Papa Francesco ha rivolto espressioni di vicinanza alla famiglia e in particolare alla mamma ricordando anche tutte le persone scomparse e le loro famiglie che vivono queste agghiaccianti situazioni.

E poi il pensiero è andato al popolo ucraino in un’ennesimo auspicio per la pace che non manca mai di ricordare e menzionare, che ha definito “martoriato”, con sempre una speciale attenzione e compassione.