Nell’omelia la vigilia della festa di San Giovanni Battista mons.Delpini ha ricordato la figura di Zaccaria, da cui comprendere molto.
Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano lo scorso venerdì, vigilia della memoria della nascita di San Giovanni Battista, ha presieduto al celebrazione eucaristica per il Sovrano Ordine Militare di Malta di Lombardia.

La messa ha avuto luogo nella basilica di Santa Maria della Passione. Presenti i maggiori rappresentanti del’Ordine e l’arcivescovo di Milano è stato accolto come Cappellano Gran Croce ad honorem.
Per questo ha indossato la croce tradizionale dell’Ordine, a otto punte. Delpini ha ricordato ai componenti dell’Ordine che sono discepoli di Gesù chiamati ad essere persevaranti nella sequela.
“Laddove si usano giudizi categorici sul tempo in cui viviamo e la nostra società descrive tutto il mondo come un grigiore, noi continuano a essere testimoni della presenza del regno” ha detto, sottolinenado come la fedeltà sia un valore così essenziale nella vita di fede.
Il presule ci ha tenuto a ribadire che possono esserci fallimenti, ma la coerenza è la cosa più importante, non gli applausi e il successo.
Bisogna fare silenzio e mettersi all’ascolto della Parola per recepirla meglio e perché entri più profondamente, questo è il modo per poter dare frutto.
La fedeltà come valore e l’esempio di Zaccaria
Il brano del Vangelo era quello di Luca in cui viene dato a Zaccaria l’annuncio della nascita di Giovanni Battista. Nonostante fosse un uomo irreprensibile e fortemente devoto, un sacerdote che operava fedelmente, Zaccaria ha dubitato.

È stato incredulo quando l’angelo gli annunciava che quel figlio tanto atteso e desiderato negli anni poteva arrivare in un momento in cui lui e sua moglie erano ormai vecchi.
La sua punizione per aver dubitato è stata l’incapacità di parlare fino alla nascita del bambino. Cosa possiamo trarre da questa storia?
L’arcivescovo di Milano che questo avvenimento è incoraggiante e consolante anche per noi. Fa capire che “la promessa si compie anche nella vita e nella casa dell’uomo miscredente“.
Promessa e dono, infatti il nome che fu dato al bambino è Giovanni, che vuol dire dono di Dio. Il progetto del Signore non si ferma davanti all’incredulità dell’uomo.
Viene quindi da chiedere la fedeltà. Non è un atteggiamento di inerzia, né fonte di esibizionismo per cercare di fare gli eroi.
Non si tratta di volontarismo, ma è una grazia da chiedere “da sperimentare come grazia, da custodire con timore“.
Nella vita di fede ci sono i momenti di messa alla prova, ci sono i dubbi e le incertezze, ci si pone delle domande. Ma è appunto la fedeltà, quel dono di grazia richiesto e ricevuto, che fa contonuare ad andare avanti nel percorso e nella missione.

Fedeltà alla Parola di Dio che ci sorprende e ci mostra come va oltre la nostra piccolezza e la nostra titubanza.