L’Ultima Cena ci dà degli indizi su cosa mangiava il maestro e i suoi discepoli. L’alimentazione ai tempi della manifestazione del Messia atteso.

Durante il periodo in cui Gesù Cristo visse, uomo come noi, doveva cibarsi per il suo sostentamento. Ricordiamo che il Messia, nel suo servizio ministeriale, ha vagato per tre anni prima del supplizio. Di certo i cibi variavano a seconda delle regioni geografiche e delle tradizioni culturali dell’epoca.
Il figlio di Dio, essendo un ebreo del primo secolo, seguiva le leggi alimentari ebraiche descritte nella Torah. Le persone dell’epoca, specialmente quelle che vivevano in zone rurali, si basavano principalmente su una dieta semplice e basata sugli alimenti disponibili localmente.
L’Ultima Cena ci offre degli indizi da cui comprendere cosa mangiava il maestro e i suoi discepoli. Sappiamo che, alla vigilia, diede ordine di “fare la spesa” per celebrare la pasqua ebraica. Di sicuro c’erano il pane e il vino che sono stati presi come fonte primario per il simbolismo del suo memoriale.
Ultima Cena: i cibi che Gesù mangiava insieme agli apostoli

Il vino era ottenuto dalla semplice spremitura dei grappoli di uva probabilmente rossa, il pane invece era ottenuto con una miscela di grano, fiorente nella zona, e acqua. Il lievito non doveva sussistere per ricordare il viaggio di Mosè verso la terra promessa.
Gesù era chiamato pescatore di uomini, i pesci sono un simbolo associato a Lui nella tradizione cristiana per rappresentare gli apostoli, la loro chiamata, i miracoli compiuti da Gesù e l’identificazione dei primi cristiani. Si ricorda la moltiplicazione dei pesci.
Molti degli apostoli erano pescatori di professione prima di diventare suoi seguaci. Un passo biblico parla anche della pesca miracolosa in cui gli apostoli catturarono un’enorme quantità di pesci dopo aver seguito le istruzioni di Gesù.
Alimento più importante di sicuro è l’agnello. Nella tradizione pasquale ebraica, rappresentava la redenzione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto. Nella tradizione cristiana, Gesù è associato all’agnello pasquale, poiché la sua morte e risurrezione sono considerate la liberazione spirituale e la redenzione per l’umanità.
Possiamo attestare che nell’Ultima Cena, il Signore condivise questi cibi con i suoi apostoli prima del sacrificio sulla croce. Questi potevano includere anche grano, orzo, olive, fichi, datteri, uva, noci e altri prodotti agricoli comuni nella regione del Medio Oriente.
Secondo la tradizione religiosa ebraica, che Gesù seguiva, il consumo di carne di maiale era proibito. Questa proibizione era parte delle leggi alimentari ebraiche, conosciute come le leggi kasher o kosher. Queste leggi stabiliscono quali alimenti possono essere consumati e come devono essere preparati secondo le norme religiose.
L’olivo è un albero che può rigenerarsi anche dopo essere stato tagliato o danneggiato. Questo aspetto è spesso associato a un simbolismo di rinascita e speranza. Nel racconto dell’arca di Noè, la colomba che ritorna con un ramoscello d’olivo. Rappresenta la speranza di una nuova vita dopo la distruzione del Diluvio.

L’episodio più noto ci rimanda all’orto degli ulivi, in cui Gesù è travolto dalla tristezza e dall’angoscia.
Ai tempi, come ci rivela il libro sacro, l’olio d’oliva era utilizzato per ungere i sacerdoti, i re e i profeti, come un segno di consacrazione e presenza divina. Gesù stesso viene chiamato il “Cristo”, che significa “l’Unto”.