La Chiesa argentina, il suo ruolo ai tempi della dittatura. Un approfondimento grazie all’opera La verità vi farà liberi

In queste ultime settimane si sta dibattendo in modo particolare su quanto accaduto in Argentina durante gli anni più duri della dittatura e in modo particolare si è aperto un capitolo sui vescovi, molto probabilmente a conoscenza dei metodi poco ortodossi utilizzati dai militari. Prima di entrare nel cuore della notizia, occorre riportare brevemente i fatti e tracciare delle linee guida che saranno di più facile comprensione.
La dittatura tra il 1976 e il 1983

Il regime dittatoriale argentino ha colpito duramente il paese negli anni che vanno tra il 1976 e il 1983. Un periodo decisamente oscuro che è stato caratterizzato in particolar modo da massicce repressioni, violazioni dei diritti umani, così come torture e sparizioni ai danni di politici e di comuni cittadini. A causare quanto appena detto fu il colpo di Stato avvenuto il 24 marzo del 1976 quando Jorge Rafael Videla prese il potere su Isabel Peron.
Come si menzionava in precedenza, furono anni terribili per migliaia di persone che vennero arrestati senza un apparente motivo e condotte in centri di detenzione segreta dove erano sottoposti a inimmaginabili torture. È stato tristemente stimato che durante il regime militare scomparvero misteriosamente all’incirca 30.000 persone riconosciute adesso con il nome di desaparecidos.
Fu solo nel 1983 che il regime di Videla venne rovesciato grazie alle elezioni democratiche che segnarono definitivamente la fine della dittatura. La domanda che in molti si pongono riguarda la chiesa e quello che è stato il suo ruolo all’interno di queste barbarie. Oggi proveremo a rispondere a questo interrogativo, servendoci del contributo di tre scritti fondamentali sul tema.
Il ruolo della Chiesa argentina

Come si stava accennando in precedenza, durante la lunga e sanguinaria dittatura argentina la chiesa ebbe un ruolo decisamente controverso e complesso. Sono molteplici gli interrogativi che, ancora oggi, restano irrisolti. Si sostiene, infatti, esserci stato l’appoggio e il consenso nella presa di governo, affiancando in maniera sostanziale i militari e il regime.
In modo particolare si è evinto nel corso del tempo che godeva di grande autorità e rispetto da parte dei capi di Stato. Nello specifico possiamo citare la figura di Juan Carlos Aramburu che fu oltremodo coinvolto durante la repressione di Videla. Tant’è vero che aveva addirittura concesso di poter utilizzare la villa estiva della diocesi dove furono sequestrati e uccisi civili e religiosi.
Intervenuto recentemente anche Papa Francesco, vescovo di Buenos Aires il quale ha promosso di voler indagare fino in fondo su quanto accaduto e di voler chiarire una volta per tutte il ruolo della chiesa nella repressione di quegli anni. Esemplificativi anche i tre volumi sul tema a cura di Carlos Galli, Luis Liberti, Juan Durán e Federico Tavelli.
Gli autori dei testi sono partiti indagando alcuni documenti nei quali viene confermata la complicità degli ecclesiastici nella strage dei desaparecidos. Il motivo di tale appoggio nasce dal fatto che la chiesa voleva mettere finalmente ordine nel marasma che dilagava allora in Argentina.