Pronunciare parolacce è considerato un peccato oltre ad essere certamente una atteggiamento di cattivo gusto e di stile rozzo?
È una domanda che si pongono in tanti: il turpiloquio cioè il linguaggio in cui sono presenti parole definite parolacce, cattive parole, è solo una questione di stile e di bon ton o rientra anche nell’ambito morale?

Intanto c’è da distinguere tra parolacce e bestemmie. Le prime sono intercalari ed epiteti, sicuramente espressioni di un linguaggio rozzo, le altre sono un vero e proprio atto blasfemo, di mancanza di rispetto e di attacco a Dio e quindi certamente un peccato.
Le cattive parole o parolacce generalmente vengono usate in preda alla rabbia o a sentimenti comunque negativi, non esprimono mai un atteggiamento del cuore sereno e pacificato.
Se vengono riferite nei confronti delle persone possono costituire un insulto. Di sicuro non sono mai una lode, ma sempre atte a manifestare sgomento o sfogo di sentimenti che turbano l’animo.
Si può dire che esprimono un turbamento del cuore di chi le pronuncia e generano un turbamento in chi le ascolta. Bisogna certo distinguere tra vari gradi di gravità delle parolacce in base al fatto di essere un semplice intercalare di stile rozzo o di celare appunto sentimenti di ira, rancore, volontà di colpire etichettando gli altri in modo dispregiativo.
Parolacce e bestemmie : peccati veniali e gravi e le preghiere in riparazione
Dal momento che non si può scindere ciò che si pronuncia da ciò che si porta nell’animo, si può fare riferimento a quando Gesù dice che “la bocca parla dalla pienezza del cuore” in Mt 12,34.

Il linguaggio non è staccato dalle intenzioni e dalla volontà, ne è semplicemente espressione. Anche lo stile, seppure ha varie influenze, sociali, ambientali, rispecchia ciò che si ha nel cuore.
Le parolacce fanno parte del genere delle volgarità e San Paolo ha voluto dare un’indicazione precisa ai cristiani al riguardo quando ha affermato: “Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie!“.
Si può dire che le parolacce non manifestano che si attinge alla linfa vitale di Dio producendo così un animo pieno di Lui.
Rientrano perciò nei peccati veniali, cioè leggeri, più in generale in un attegiamento del cuore non pacificato in cui sono presenti cattivi sentimenti che vengono così buttati fuori.
Diversa cosa sono le bestemmie, sicuramente peccati gravi e in tal caso, prima di procedere con la Confessione con cui vengono rimessi in un animo pentito, ci sono delle preghiere per riparare e chiedere perdono.

Molto nota è la preghiera in riparazione delle bestemmie di Papa Pio XII che nell’espimere il pentimento innalza inni di gloria e canta le lodi di Dio con il desiderio di celebrarne la gloria.