L’anima pesa 31 grammi: il famoso scienziato lo scoprì a seguito di un lungo esperimento.

L’animo umano ha un peso specifico, chi ci avrebbe pensato mai? Il medico statunitense, Duncan MacDougall, ebbe l’idea di misurarlo, cercando di dimostrarne l’esistenza. Secondo la sua teoria, al momento della morte, il corpo umano perderebbe il peso dell’anima, che sarebbe libera di migrare altrove.
Nel suo studio, selezionò attentamente sei soggetti di prova e monitorò il loro peso durante la loro degenza. Poco prima della morte, posizionò i loro letti d’ospedale su bilance altamente precise, con un margine di errore di 5,6 grammi.
Quattro dei pazienti erano affetti da tubercolosi, una malattia che spesso portava alla morte negli Stati Uniti, uno era affetto da diabete e uno da una malattia non identificata. Il processo di pesatura del corpo, ideato da MacDougall, viene descritto in modo dettagliato.
Il peso dell’animo è di 31 grammi: a denunciarlo un medico del secolo scorso

Il medico registrò l’ora esatta della morte di ogni paziente, il tempo trascorso sul letto e variazioni di peso avvenute poco prima del decesso. Era meticoloso e voleva valutare qualsiasi cambiamento di peso che potesse essere associato alla presunta partenza dell’anima.
Lo scienziato arrivò all’epilogo: l’anima pesa 31 grammi e pubblicò i risultati del suo studio su American Medicine e sul New York Times, ottenendo un certo successo mediatico. Il suo lavoro e le sue conclusioni furono oggetto di dibattito e critiche da parte della comunità scientifica.
Molti scienziati contestarono la validità del suo metodo e la solidità dei risultati, sollevando dubbi sulla scientificità e l’accuratezza delle sue conclusioni riguardo al peso dell’anima.
MacDougall affermò, al New York Times, che la scala della bilancia cadde improvvisamente al momento della morte, come se qualcosa si fosse sollevato dal corpo. Le sue conclusioni e il suo metodo furono oggetto di scetticismo e critiche da parte di altri medici e scienziati dell’epoca.
Augustus P. Clarke, contestò l’interpretazione di MacDougall attribuendo il peso mancante a processi naturali come la sudorazione post mortem e le variazioni di temperatura del corpo.
Su questa teoria è stato realizzato un famoso film nel 2003. La sceneggiatura, utilizza il concetto come una metafora per esplorare temi profondi legati alla mortalità, alla fede, alla redenzione e al significato della vita. “21 Grammi” ha ricevuto ampi elogi dalla critica per le interpretazioni degli attori, la sua narrazione non lineare e le tematiche complesse trattate.

Gli esperimenti di MacDougall, sul peso dell’anima, non hanno fornito evidenze scientifiche convincenti e non sono considerati validi dalla comunità scientifica. La questione dell’esistenza e del peso dello spirito, rimane ancora un argomento di speculazione e dibattito filosofico.