Il livello di povertà cresce e stando ai dati forniti dalla Caritas esiste oggi una categoria di “nuovi poveri”: anche chi ha un lavoro ci rientra.
La Caritas, associazione di volontariato senza fini di lucro che fa riferimento alle diocesi, conosce a fondo il problema della povertà nel nostro Paese e fornisce dei dati che possono anche esser considerati preoccupanti.

Stando alle ultime rilevazioni, nella città di Milano un numero sempre crescente di persone cade in quello che è ritenuta povertà.
Rispetto al 2021 si parla di un +5,01%. Sorge così la categoria dei cosiddetti “nuovi poveri”, quelli che fino a poco tempo fa non lo erano e che ore si trovano a dover ricevere gli aiuti della Caritas.
Tra questi emerge un dato sconcertante: anche chi ha un lavoro spesso si ritrova ad avere un reddito insufficiente per una vita tranquilla e per provvedere dignitosamente al proprio sostentamento.
Se fino a qualche anno fa a ricorrere al sostegno degli enti benefici erano per lo più stranieri arrivati in Italia in condizioni di povertà dopo la pandemia è cresciuto il numero di italiani a trovarsi in crisi per la perdita del lavoro.
Adesso vanno ad aggiungersi a questi anche italiani che un lavoro ce l’hanno ma con un guadagno così basso da non riuscire a far fronte a tutte le spese.
I dati della Caritas: le categorie interessate
Rispetto al 2021 crescono gli immigrati in stato di bisogno. È una crescita del +12,7% per un totale del 60, 9% di persone seguite dalla Caritas.

Anche le donne in stato di precarietà sono in aumento: è il 61,4% con un aumento del 14, 5% in confronto all’anno 2021.
In stato di sofferenza ci sono anche tante famiglie con figli minori che si trovano in condizioni di malessere e di indigenza.
Sono 14.619 le persone che sono state aiutate nella diocesi ambrosiana nel 2022, con un +5, 1% rispetto all’anno precedente.
Tra le persone che lavorano e hanno bisogno di aiuto ci sono prevalentemente quelle con un lavoro in part time ma anche con il full time si arriva a questo stato di necessità.
Le professioni che più si riscontrano legate a questo stato di indigenza sono i lavori domestici per il 25% e l’assistenza agli anziani il 23%.
Si parla di “working poor” relativamente a chi ha retribuzioni molto basse e necessità di integrare le risorse con aiuti esterni.
Viene chiesto per prima cosa il cibo, ma anche aiuti per pagare le bollette e gli affitti oltre a tutto ciò che serve per la cura dei bambini.
Spesso capita che anche se titolari di contratti regolari queste persone hanno comunque uno stipendio così basso da non poter conciliare con l’aumento dei costi della vita che non si arresta a fermarsi.
Come osserva il direttore della Caritas Ambrosiana biosgna prendere coscienza di questa realtà e puntare a delle serie e mirate politiche del lavoro.

Anche i dati Istat confermano questo quadro tracciato dalla Caritas, e la lotta alla povertà esige la messa in campo di azioni concrete per fornire servizi e opportunità per tutti.