È recente l’incontro di Papa Francesco con gli artisti. Quali sono gli obiettivi che devono animare l’attività artistica?
Lo scorso 23 giugno 200 artisti sono convenuti nella Cappella Sistina per un incontro con il Santo Padre. Il Pontefice ha fatto un discorso di 15 minuti nel quale ha espresso i punti che secondo lui devono stare al centro dell’attività artistica delineando così la fidura dell’artista secondo il suo pensiero.

Già nel 1964 Papa Paolo VI aveva pronunciato un’omelia specificatamente dedicata agli artisti e dopo di lui Papa Giovanni Paolo II e poi anche Papa Benedetto XVI hanno rivolto lettere e riflessioni verso questo specifico settore.
In quello che è il suo stile personale, con una spiccata attenzione ai poveri, agli ultimi, a coloro che sono in condizioni di disagio, Papa Francesco ha individuato i target dell’opera artistica da vivere come missione.
La figura dell’artista contemporaneo è stata delineata assimilandola a quella del profeta, nel guardare ad un futuro che si vuole migliore.
Ha proposto la volontà per gli artisti di essere portatori di novità che non si assimilano allo status quo ma che possono essere elemento disturbante.
“La creatività dell’artista sembra così partecipare della passione generativa di Dio“, comincia così il Santo Padre nell’indicare la passione che sta alla base del creare.
L’importanza di sognare un futuro migliore lo smacheramento della realtà
Sottolinea la necessità di non fermarsi a guardare, ad osservare la realtà, ma permettersi di sognare per anelare ad un mondo nuovo.

Cita uno scrittore latino americano Miguel Angel Asturias che affermava che “abbiamo un occhio di carne e l’altro di vetro: con quello di carne guardiamo ciò che vediamo, con quello di vetro guardiamo ciò che sogniamo“.
Davanti ai molti artisti presenti ha proposto molti riferimenti non solo a testi sacri, come Isaia (43,19) o l’Apocalisse (21,5), ma anche a pensatori del XX secolo, sia credenti che completamente lontani dalla dottrina cattolica.
Tra gli italiani presenti c’erano Marco Bellocchio, Alessandro Baricco, Luciano Ligabue, Mogol, Ludovico Einaudi, Nicolò Ammaniti, Sergio Rubini, Michela Murgia, Susanna Tamaro, Sandro Veronesi insieme a molti altri.
Nel numero degli stranieri c’erano Ferzan Ozpetek, Ken Loach, Abel Ferrara, Jhumpa Lahiri e Andres Serrano.
Per evocare la figura dell’artista-veggente Il Pontefice ha citato Romano Guardini che indicava in un’apertura spirituale la base dell’arte, ha unito arte e senso religioso.
Anche la filosofa ebrea Hannah Arendt è stata menzionata da Francesco, la quale ha voluto portare l’elemento dle nuovo e dell’unico, inedito e irripetibile.
Nel contesto attuale dominato da una cultura iperscientifica il pensiero della Arendt è importante e può essere applicato anche all’ambito dell’arte.
Anche Simone Weil, altra filosofa di origini ebraiche è stata citata dal Papa nel suo discorso per mettere in evidenza come l’esperienza artistica nasce da una relazione inscindivile tra anima e corpo in ciò che viene chiamato “sensibilità”.
Gli artisti sono considerati dal Santo Padre come degli alleati che contribuiscono a smascherare le contraddizioni presenti nel mondo.
L’attenzione dell’artista contemporaneo non è tanto volta alla ricerca della bellezza quanto ad uno svelamento della realtà.
L’auspicio detto tra le righe del discorso è quello che si aprano degli orizzonti di speranza nell’espressione artistica e che l‘aspetto spirituale della condizione umana venga messo in evidenza.

È stata una giornata che ha voluto celebrare un rapporto di amicizia tra la Chiesa e il mondo dell’arte, con il desiderio di svegliare le coscienze e di svolgere una funzione propositiva per la società.