Può davvero il prete rivelare il segreto della confessione anche se si tratta di situazioni particolari e di estrema gravità?
Il sacramento della Riconciliazione chiamato comunemente Confessione perchè si confessano i propri peccati è un dono di grazia che salva.

Il sacerdote che riceve la confessione del penitente e rimette i peccati dando l’assoluzione è vincolato al segreto confessionale, detto anche sigillo sacramentale.
Mai, a nessuno e per nessun motivo deve rivelare quanto ascoltato permettendo di identificare la persona da cui ha raccolto la confessione.
Si tratta di un vincolo così stretto e importante che in caso di violazione del segreto confessionale il sacerdote rischia anche la scomunica.
Il motivo di questa estrema riservatezza e dell’importanza che riveste non è per una questione legata alla privacy. Certamente c’è il rispetto dovuto alla persona che racconta quanto di più intimo ha nell’animo, ma la motivazione è un’altra.
Il sacerdote confessa “in persona Christi” cioè si pone come semplice tramite tra il penitente e Dio. Attraverso il sacerdote passa la grazia di Cristo.
Pur ascoltando e parlando, consigliando e discernendo, agisce per conto di Gesù, il solo che può rimettere i peccati.
Proprio per questo il segreto è qualcosa di estremamente importante che non può e non deve in nessun caso essere violato, neanche se per calcoli umani si pensasse che fosse a fin di bene.
Violare il segreto confessionale si può? Cosa rischia il prete
Sotto il profilo del diritto canonico il prete che dovesse rivelare il contenuto di una confessione rendendo noto il nome della persona o permettendo che venga riconosciuta rischia la scomunica.

Per quanto riguarda la legislazione umana ovviamente varia da paese e paese. In Italia, l’articolo 200 del codice di procedura penale stabilisce che il sacerdote a cui è stato confessato un reato non può essere obbligato per legge a rivelarlo e perciò ad essere chiamato a testimoniare in un processo.
È quindi una tutela della professione di fede. In difesa della privacy delle persone anzi, accade proprio il contrario.
L’articolo 622 del codice penale ritiene che un sacerdote che viola il segreto della Confessione può commettere un reato.
Rischia pertanto la reclusione fino ad 1 anno e una multa che può variare tra 30 euro e 516 euro. Anche la sentenza della Corte di Cassazione del 14 gennaio 2017 ha dichiarato che un sacerdote non deve in alcun modo violare il segreto.
Ma nel caso in cui una persona è vittima di violenza e il sacerdote si rifiuta di testimoniare o durante la deposizione mente rischierebbe fino a 6 anni di carcere.
Questo ovviamente vale per la legge italiana, ma non per quella della Chiesa, per cui in casi molto delicati il sacerdote si trova in una situazione davvero molto difficile.

La Confessione è un sacramento e come tale importantissimo per i fedeli cattolici. Come ricorda Papa Francesco accingengosi al sacramento della Riconciliazione si sviluppa un atteggiamento di umiltà e di fiducia in Dio e nella sua sconfinata misericordia.