È la stessa cosa seguire la messa attraverso la televisione o partecipare in presenza andando in chiesa? Ecco le differenze.
La messa, in particolare quella domenicale viene trasmessa anche in televisione in diverse emittenti. Quale è la sua funzione e quando può soppiantare la partecipazione in presenza?

Questo quesito ha avuto ampio impulso in particolare dopo la pandemia. Nel primo periodo, quando con il lockdown c’è stata la sospensione delle messe celebrate cum populo, cioè con la presenza dei fedeli per alcuni mesi, dal marzo al 18 maggio 2020, l’unico modo per assistere alla celebrazione eucaristica era tramite tv e computer.
Molti hanno preso l’abitudine di seguire la messa in streaming e pensano che essendo un’opzione ugualmente valida sia equivalente all’andarci fisicamente.
La messa trasmessa in televisione è una consuetudine che c’è da alcuni decenni, ma è nata con una finalità ben precisa non con l’intento di soppiantare la presenza in chiesa.
Molte persone pensano sia la stessa cosa guardare la messa in tv o assistere dal vivo, ma la differenza è notevole.
Innanzitutto bisogna dire che la messa presuppone una partecipazione attiva: alla celebrazione eucaristica non si assiste come si fa ad uno spettacolo, non si osserva semplicemente il sacerdote muoversi e parlare, non si ascoltano soltanto le letture.
Si partecipa rispondendo, ci si alza e ci si siede e ci si inginocchia in determinati momenti, partecipando attivamente con la mente e con il corpo.
La messa in televisione solo per impossibilità da malattia
La questione riguarda tecnicamente l’assolvimento del precetto domenicale, ma oltre questo non partecipando fisicamente alla messa ci si esclude dal ricevere l’Eucarestia, e cioè Gesù vivo, realmente presente in corpo, sangue, anima e divinità.

La messa in tv è stata ideata per dare la possibilità di assistervi in condizioni di reale impossibilità a recarsi di persona.
Riguarda quindi casi di malattia, di situazioni in cui non c’è effettivamente e concretamente la possibilità di andare in presenza, e riguarda prevalentemente le persone malate e anziane.
La possibilità di prendere parte alla messa da remoto, assolvendo così il precetto domenicale, c’è quindi, ma deve esser motivata da serie situazioni di concreta impossibilità.
A questo riguardo citiamo un piccolo estratto da “Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa“, 2004 n.64.

Nel documento si afferma espicitamente : “Per la natura e le esigenze dell’atto sacramentale non è possibile equiparare la partecipazione diretta e reale [alla Messa] a quella mediata e virtuale, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale. Pur rappresentando una forma assai valida di aiuto nella preghiera, soprattutto per chi è malato o impossibilitato a essere presente, in quanto offre la possibilità di unirsi ad una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro, va evitata ogni equiparazione“.