Si ricorda suor Maria De Coppi, la comboniana uccisa in Mozambico, morta da martire, che è cosa ben diversa dall’essere eroe.
Nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2022 a Chipene in Mozambico fu brutalemnte uccisa suor Maria De Coppi la religiosa comboniana che rimase vittima di un attacco terroristico.

È stata attualmente istituita per volere del Pontefice la Commissione Nuovi Martiri in vista del Giubileo del 2025. Il sacerdote friulano don Loris Vignandel ha espresso un ricordo della suora morta da martire, tracciando una distinzione con la figura dell’eroe.
Ha voluto raccontare e sottolineare il senso di una vita spesa per gli altri, in ascolto della sofferenza della gente, quello che ha fatto suor Maria De Coppi fino alla fine dei suoi giorni.
Don Loris era presente all’attacco terroristico. Pensava che non sarebbe sopravvissuto. Durante l’irruzione armata dei terroristi aveva lanciato un grido di aiuto sui social chiedendo perdono per le mancanze e ha continuato pregando il rosario.
Nell’incendio della canonica dopo che gli aggressori hanno appiccato il fuoco, lui e il suo compagno di missione, Lorenzo Barro, riuscirono a salvarsi, ma non fu così per la suora.
Martire non eroe: la testimonianza di una vita vissuta per Cristo
“Ciascuno di noi si realizza nella misura in cui decide di consegnare la propria esistenza” afferma il sacerdote, che sottolinea come offrire la propria vita per gli altri sia una componente essenziale per gli uomini e le donne di tutti i tempi.

Parlando di suor Maria mette in evidenza la disponibilità a servire il prossimo, a credere in una fratellanza che va al di là di ogni appartenenza.
Si tratta della dimensione del martirio. Martire vuol dire testimone ed è cosa ben diversa dall’eroe. L’eroe eccelle per azioni gloriose, eccezionali, che seppure a fin di bene, non sono strettamente legate ad un rapporto con Gesù.
Il martire invece da testimonianza, accetta la sofferenza e va incontro alla morte per amore di Gesù prima di tutto.
Fa riferimento anche ad altre forme di martirio, quelle vissute nella quotidianità: “anche in queste nostre terre c’è chi sperimenta il martirio perché decide di vivere cristianamente la propria fede e di insegnare che ciò è possibile per i propri figli; martire è anche chi cerca di arrivare alla fine del mese con dignità, martire è chi perde il lavoro e riesce ad affrontare con il sorride la vita“.
Il martire è il seme che muore eppure da molto frutto. Soltanto in questa prospettiva spirituale si riesce ad affrontare anche le paure, concrete, fisiche, legate al luogo, al momento.
Suor Maria, oltre a vivere il martirio cruento che lìha portata a morire, ha vissuto anche il martirio del quotidiano, nella testimonianza costante giorno dopo giorno.
Era sempre pronta all’ascolto, si metteva a disposizione di chi aveva bisogno. Non si risparmiava e faceva tutto senza aspettarsi niente in cambio. Si dava totalmente ed è questa l’eredità più importante che ha lasciato.

Esempi illustri di martiri si trovano nei primi secoli: da San Giustino, martire per la fede, a San Vigilio, solo per citarne alcuni che si ricordano in queste settimane.