Vescovo Rolando Álvarez in prigione: attivisti e fonti diplomatiche avevano riferito della sua scarcerazione e del suo affidamento alla Conferenza episcopale nicaraguense, ma si è rivelato un errore.

Sono ore di tensione per il vescovo Rolando Álvarez in prigione. Il prelato si trova nella cella di massima sicurezza del carcere di La Modelo a Managua. Dopo una giornata di indiscrezioni e smentite sulla sua sorte, è emerso che non è stato effettivamente rilasciato nonostante le voci che circolavano.
Inizialmente, attivisti e fonti diplomatiche avevano riferito della sua scarcerazione e del suo affidamento alla Conferenza episcopale nicaraguense, ma si è rivelato un errore. In passato, Álvarez aveva rifiutato l’esilio, ma questa volta sembrava che ci fosse stata una mediazione tra i vescovi, la Santa Sede e la nunziatura per inviarlo in esilio.
Ad oggi, il giovane vicario, è ancora ammanettato dopo un processo sommario e una condanna incredibile di 26 anni per “terrorismo”. La detenzione del vescovo ha causato un effetto negativo per il regime già screditato di Ortega e Murillo. Sono stati isolati dalla comunità internazionale e dal resto del continente.
Ancora nulla di fatto dalla diplomazia: il vescovo Rolando Alvarez rimane in prigione

Nonostante i proclami muscolari e la sospensione delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede, la coppia presidenziale ha presto capito la necessità di trovare una soluzione negoziata per il “caso Álvarez”. C’era una possibilità di risolvere la questione quando Papa Francesco ha incontrato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva il 21 giugno.
La speranza di una possibile liberazione del vescovo Álvarez è stata alimentata dal presidente brasiliano Lula da Silva, che aveva dichiarato di aver parlato con il Pontefice e di essersi impegnato a discutere con Ortega sulla situazione del vescovo.
Il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha smentito queste affermazioni, affermando che Álvarez non si è mai mosso dalla prigione e che non c’è stata alcuna mediazione:
«Monsignor Álvarez non si è mai mosso dal carcere. Non capisco la ragione di queste speculazioni. Non c’è stata alcuna mediazione».
Fonti riservate, però, riportate da El Confidencial, indicano che potrebbe esserci stato un negoziato fallito a causa del rifiuto categorico del vescovo di lasciare il Paese. La diffusione delle voci sulla sua liberazione avrebbe irritato il regime in un momento di difficoltà.
Il governo ha annunciato una riforma costituzionale che mira a garantire al presidente un controllo totale sulla polizia, istituzionalizzando così il “regime di polizia” già in atto dal 2018, dopo le proteste pacifiche contro il presidente.
La persecuzione della Chiesa cattolica, evidenziata dalla chiusura di oltre 3.300 organizzazioni sociali, si inserisce in questo contesto di crescente autoritarismo.
La situazione del vescovo Rolando Álvarez in prigione, dopo molto tempo, è preoccupante. Il fatto che le voci sulla sua liberazione si siano rivelate infondate, evidenzia l’opacità e l’incertezza che circondano il suo caso. Il suo rifiuto di lasciare il Paese potrebbe riflettere la sua determinazione nel restare vicino al suo popolo nonostante le minacce e le persecuzioni.

La persecuzione della Chiesa cattolica e la chiusura di numerose organizzazioni sociali, mostrano una preoccupante tendenza verso la limitazione della libertà religiosa e della società civile nel Nicaragua. Il papa, alle porte del suo nuovo viaggio, invita a pregare.