Il realismo cristiano: richiamo alla fede, ci invita a considerare il potere trasformativo della speranza, della pazienza e dell’apertura nelle relazioni umane.

Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha recentemente compiuto una “missione di pace” in Russia. Durante la visita, il cardinale ha incontrato il patriarca di Mosca Kirill e altre personalità del Cremlino.
Questo avviene più di un anno dopo l’aggressione russa all’Ucraina, e solleva la domanda se ha ancora senso intraprendere iniziative per la pace in questa situazione. La fede e la speranza cristiana vedono possibilità di futuro anche dove sembra non esserci.
Il cardinale Zuppi ha preceduto questa visita con un incontro con il presidente ucraino Zelensky. L’iniziativa del Vaticano di mantenere aperta la porta al dialogo e alla mediazione, può sembrare irrealistica e futile di fronte a contendenti che sembrano non desiderare una soluzione pacifica e continuano a lottare per schiacciarsi a vicenda.
La prospettiva della Realpolitik, che considera principalmente i fatti e gli interessi concreti, può rendere difficile sostenere l’utilità di un’azione diversa che sembra quasi una battaglia inutile.
Realismo cristiano: visione di speranza attiva nella promozione della pace

L’approccio del Vaticano si basa sulla fiducia nella parola divina e si riflette in molte parti della Bibbia, come ad esempio Abramo che parte senza sapere dove andrà, ma con fiducia nel futuro promesso.
Questa logica della fede e della speranza può sembrare idealistica di fronte alla cruda realtà della guerra e del conflitto, ma offre una prospettiva diversa che mira a superare gli interessi egoistici e a cercare una soluzione che possa portare alla pace.
È un invito a guardare oltre la logica immediata e pragmatismo politico, e a credere nella possibilità di un cambiamento e di una soluzione che può sembrare al di là delle possibilità umane, ma che può essere raggiunta con la fiducia e l’apertura al dialogo.
Il messaggio cristiano incoraggia a sperare contro ogni speranza e a vedere l’invisibile, come affermato nella Lettera agli Ebrei. Questo spirito di fede si rispecchia anche nei profeti che hanno visioni di pace e speranza anche quando la realtà sembra negarle completamente.
La scelta del Vaticano di “osare” con realismo cristiano implica valorizzare anche i piccoli spiragli su cui si può lavorare, come le questioni umanitarie e la ricerca di soluzioni per gli scambi di prigionieri o il recupero dei bambini ucraini rapiti dai russi.
La Beatitudine di Gesù che proclama “Beati gli operatori di pace” è un richiamo a coloro che si impegnano attivamente per la pace e la riconciliazione. Questa è una chiamata a essere protagonisti nel lavorare per il raggiungimento della pace, nonostante le sfide e le circostanze difficili.
Il realismo cristiano implica abbracciare una visione di speranza e cercare attivamente di promuovere la pace, anche in situazioni in cui sembra quasi impossibile.

La speranza implica anche affrontare con pazienza, speranza e le porte aperte; sono concetti ribaditi più volte da Papa Francesco. Il richiamo alla fede cristiana è atta a seminare il bene, anche quando sembra che non ci siano risultati immediati, fiduciosi che nel tempo la giustizia e la pace possano essere raggiunte.