Papa francesco ricorda il senso ultimo dello sport che non deve ridursi a pura competizione né tantomento ad operazione commerciale.
Nel corso dell’udienza con i membri del Real Club Celta di Vigo facente parte della Liga calcistica spagnola, il Pontefice ha avuto modo di affrontare il tema dello sport e sottolinearne lo spirito più profondo.

Si fanno chiamare Los Celestos, e sorsero ormai cento anni fa, esattamente nel 1923: sono i calciatori che vestono i colori azzurri dell’Immacolata.
Hanno la maglia di colore celeste e i calzoncini bianchi. La t-shirt ha uno stemma che raffigura una croce che è quella del Cammino di Santiago de Compostela.
Loro sono i componenti della squadra Celta di Vigo in Galizia e hanno incontrato Papa Francesco in udienza privata nella sala Clementina in Vaticano.
E così, il Santo Padre, che non ha mai nascosto di amare lo sport e in particolare il calcio e di avere la sua squadra del cuore in Argentina, ha parlato di sport e del significato vero che deve avere così come del suo fine ultimo.
La mistica amatoriale da conservare nel calcio
La sua riflessione è partita dall’analisi della divisa che indossa la squadra. I colori che sono segno di protezione della Vergine Maria e la croce di San Giacomo sono simboli importanti che rivestono un grande significato da non trascurare.

La croce del Cammino di Santiago rappresenta come uno stendardo che è segno di vittoria nelle battaglie della vita.
Parte da qui Papa Francesco e arriva a sottolineare quelli che sono i valori che devono animare le competizioni sportive.
Lo sport anche se fatto in forma agonistica e professionale deve però mantenere uno spirito amatoriale. Bisogna recuperare “la storia poetica dell’attività agonistica” ha detto il Papa.
Se va a smarrire questa dimensione, se diventa un mero lavoro “non ha senso, si trasforma in una cosa commerciale e semplicemente asettica, senza passione“ha constatato.
Il suo invito pertanto è stato quello di conservare la “mistica amatoriale“, di non perdere quella dimensione amatoriale che arricchisce e fa la differenza.
Anche nello sport è necessario donarsi generosamente e saper andare incontro ai sacrifici quando serve. Questo da all’attività sportiva una dimensione elevata e la nobilita.
In questa prospettiva, afferma il Santo Padre, “l’altro, più che un avversario degno di rispetto, è sempre un amico benaccolto“.
Non bisogna dimenticare l’umiltà: si può vincere solo partendo da questa. Allo stesso modo è importante fare un buon lavoro di squadra non concentrarsi esclusivamente sulle proprie energie.
La vittoria infatti non è individuale ma di tutti. Se mancano queste condizioni la squadra certamente va incontro ad una sconfitta.

Conclude ricordando le radici della squadra, radici importanti quelle galiziane che riportano a San Giacomo e rimandano all’accoglienza e all’ospitalità fraterna che si da al pellegrino.