Dopo il terremoto del febbraio scorso la Turchia vive ancora il dramma ma il mondo sembra essersene totalemente dimenticato.
Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio di quest’anno la Turchia e parte della Siria sono state devastate da un terribile terremoto che ha creati danni e distruzione.

Con una potenza mai registrata prima e una magnitudo di 7.7 tutto è crollato giù e oltre all’epicentro per settimane si sono susseguite scosse continuando a far danni e a suscitare il terrore nei sopravvissuti.
Ben lontani dalla ricostruzione, i superstiti di questa immane tragedia vivono in condizioni di grande precarietà e oltre al trauma psicologico si ritrovano a far fronte a situazioni di sopravvivenza.
Sono diversi i racconti di sopravvissuti che lamentano l’abbandono e la dimenticanza dopo i primi periodi in cui l’evento era alla ribalta della cronaca.
Gli sfollati vivono ancora in accampamenti e c’è anche il problema della convivenza con i curdi, spesso oggetto di attacchi.
Si ritrovano senza casa, ma spesso anche senza acqua e senza elettricità. Non sono arrivati aiuti, affermano, la gente ha dovuto arrangiarsi da sé.
Alcune associazioni hanno mandato beni di prima necessità e soccorsi necessari, ma talvolta non sufficienti per far fronte a tutti gli effettivi bisogni.
Le testimonianze dei sopravvissuti a cinque mesi dal terremoto
Alcuni raccontano qualcosa di molto grave. Dopo il crollo dei palazzi uno sull’altro, c’è chi è stato estratto vivo nelle prime ore o nei primi giorni dall’evento, ma altri, secondo quanto affermano alcuni sopravvissuti, non sono stati cercati e sono certamente morti di conseguenza.

Non è certo neanche il reale numero dei morti riscontrati. Ci sono state verifiche e controlli su quello che stava succedendo, ma forse sarebbe stato fatto troppo poco per riuscire a salvare più persone dalle macerie.
Vivono in container abitativi che ovviamente sono esposti alle intemperie e non proteggono in modo soddisfacente dagli agenti atmosferici.
La gente vive in condizioni di estrema precarietà al limite di un livello dignitosamente accettabile. Sono soprattuto i curdi a sentirsi discriminati e abbandonati.
Temono che il mancato aiuto possa essere una precisa scelta politica proprio per colpire la popolazione curda. Fanno dure affermazioni contro il presidente Erdogan e hanno la convinzione possa trattarsi di un disinteresse opportunistico.
Il terremoto ha disintegrato interi quartieri e città e non si sta facendo niente che vada nella via di una ricostruzione.

Turchia e Siria si trovano in una condizione ben lontana dalla situazione nel nostro Paese in cui i terremotati dell’Abruzzo hanno potuto ricevere ben altri aiuti e vedere davanti a loro la prospettiva di una rinascita.