L’Onu lancia l’allarme: dalla pandemia in poi la povertà è aumentata e il reddito dei poveri non ritorna ai livelli di prima.
In questi ultimi due anni si è assistito ad ana trasformazione radicale della società. Sotto il profilo strettamente economico l’impoverimento generale è un dato di fatto.

Anche l’Onu mette in allerta e considera la situazione allarmante. Dopo la pandemia si sperava in un ritorno del reddito ai livelli preesistenti, ma non è stato così.
L’aggiunta della guerra in Ucraina e l’inflazione si sono sommate alla pandemia di Covid con le conseguenze che ha generato e i risvolti sono decisamente negativi.
Il tasso di povertà a livello mondiale è cresciuto. Si stima che in tutto il mondo i poveri sono oltre 1 miliardo che corrisponde ad un sesto della popolazione mondiale.
L’Organismo delle Nazioni Unite ha rilevato questi dati e ha tracciato un’analisi della situazione. Si calcola che più di 75 milioni di persone vivono con meno di 2 dollari al giorno e circa 90 milioni, quindi anche di più, sono quelli che hanno a disposizione meno di 3,65 dollari sempre al giorno.
Il periodo post-pandemia non da i risultati sperati
Sono esattamente 1 miliardo e 100 mila persone che in tutto il mondo vivono in condizioni di povertà e sono distribuite per l’80% nell’Africa subsahariana, per la precisione 534 milioni e 389 milioni si trovano in Asia meridionale.

Anche secondo i dati della Caritas italiana, che analizzano la situazione povertà nel nostro Paese, cresce il numero di gente in stato di bisogno economico e in particolare è stata individuata la categoria definita dei “nuovi poveri”.
Nel trienno pandemico e post-pandemico, quindi dal 2020 al 2023 è stato stimato che ci sono 165 milioni di poveri in più.
E i redditi di queste persone vanno a trovarsi a livelli inferiori di quelli riscontrati nel periodo pre- pandemico.
L’Onu, per far fronte a questa situazione in crescente preoccupazione ha una proposta. Nei Paesi che si trovano fortemente indebitati c’è una correlazione tra gli elevati livelli di indebitamento, la spesa sociale che si rivela insufficiente e il tutto è collegato con l’aumento della povertà.
A questo proposito l’Onu richiede la sospensione del pagamento del debito per quei Paesi, che sono qulli cosiddetti in via di sviluppo.
Analizzando la condizione di povertà in 25 Paesi in particolare africani e asiatici è stato riscontrato che c’è stata invece un’inversione di tendenza.
Il grado di povertà si è ridotto, in qualche caso anche dimezzato. Come rivela lo studio dell’Undp il caso più promettente è la Cambogia.

Nell’arco degli ultimi 7 anni si è passati da 5 a 3 milioni di poveri. Questo dimostra che è possibile attuando piani mirati ed efficaci.