Eremita, Sant’Arsenio il Grande è uno dei Padri del deserto. È venerato anche nella chiesa copta e siro-maronita.
Sant’Arsenio nacque a Roma intorno al 350 da una nobile famiglia del rango senatoriale. Da giovane fu allievo di San Girolamo e ricco della conoscenza del pensiero di Sant’Agostino fu ordinato presbitero da Papa Damaso.

Divenne il precettore dei figli dell’imperatore Teodosio I e visse per undici anni a Costantinopoli dove ebbe anche la carica di senatore e consigliere dell’imperatore.
Anche in seguito a discordia con uno dei figli di Teodosio Arsenio entra in una profonda crisi che lo porta ad abbandonare la corte e si ritira nel deserto egiziano di Scete, nei pressi di Alessandria.
Lascia gli agi di corte, si dice che avesse a disposizione numerosi servitori, e abbraccia la vita del monastero anacoreta di cui era abate San Giovanni Nano.
Si considerava morto al mondo e rifiutò per questo anche una cospicua eredità. Crebbe attorno a lui una fama di santità e moltissime persone si recavano per parlargli.
Lui rispondeva alle domande che gli ponevano con pochissime parole se non monosillabi e così scoraggiava la gente ad andare da lui. Era un segno di grande umiltà.
Rimase nel monastero per 40 anni e diventò il nuovo abate dopo la morte del precedente. Quando Scete fu invasa da tribù libiche se ne andò e si ritirò nel monastero di Canopo ad Alessandria, poi andò a Troe dove morì intorno al 450 quando era quasi centenario.
Culto e miracoli di Sant’Arsenio il Grande
Oltre che dalla Chiesa Cattolica Sant’Arsenio è ricordato il 19 luglio, giorno della sua morte, anche dalla Chiesa copta e da quella siro -maronita, mentre la Chiesa Ortodossa lo ricorda l’8 maggio.

Sono molti i miracoli che vengono raccontati come avvenuti per intercessione del Santo e questo favorì la diffusione del suo culto.
Da una statua lignea raffigurante Sant’Arsenio che trasudò, ad un fiore di tela che ravvivò i suoi colori, al volto della statua che sarebbe stato scolpito miracolosamente e che assume diverse colorazioni in presenza di effetti di luce differenti.
Così come la salvezza degli abitanti del paesino di Sant’Arsenio durante un violento terremoto che è apparsa inspiegabile e certamente miracolosa: sono alcuni degli eventi prodigiosi attribuiti all’intercessione di questo Padre del deserto.
Di lui si diceva che avesse ricevuto il “dono del pianto“. Piangeva molto infatti, era il dono delle lacrime che la maggior parte vuole evitare.
Erano lacrime di espiazione e di un cuore smosso dalla durezza e diventato sensibile ed empatico alla sofferenza dell’umanità.
“Dio onnipotente e pieno di dolcezza, che in favore del popolo assetato facesti zampillare dalla roccia una fonte d’acqua viva, estrai dal nostro cuore di pietra le lacrime della compunzione, affinché possiamo piangere i nostri peccati, meritando così di esserne perdonati nella Tua misericordia” erano le parole che Sant’Arsenio diceva.

Altre figure di eremiti che si ricordano in questo periodo sono Sant’Arnolfo di Metz, che come Arsenio da una vita mondana è passato ad una ascetica, ma anche il grande San Benedetto da Norcia, con il suo “ora et labora” diventato il motto dei benedettini e non solo.