La liturgia del 3 agosto parla di Dio che ha una dimora in mezzo al suo popolo. Forza di chi è solo, riempie la vita con la sua presenza.
Nella liturgia della giornata del 3 agosto l’Antifona d’ingresso è tratta dal Salmo 67, 6.7.36 e recita testualmente “Dio sta nella sua santa dimora: a chi è solo fa abitare una casa; dà forza e vigore al suo popolo“.
Anche la prima lettura parla di dimora e riporta il brano del libro dell’Esodo (40, 16-21.34 – 28) in cui Mosè eresse la dimora e pose al di sopra la copertura della tenda come il Signore gli aveva ordinato di fare.
Poi la nube coprì la tenda e la dimora si riempì della gloria del Signore. Segue il Salmo 83 che ricorda quanto sono amabili le dimore del Signore.
È beato chi abita nella casa del Signore e canta le sue lodi. La sua dimora è rifugio, è il luogo sicuro, quello in cui si sta bene, dove si trova la pace.
Dimorare con Dio, la fonte della pace
Stare con Dio e dimorare con lui è ciò che rappresenta il traguardo più grande. Lo è per quanto riguarda la vita eterna, ma lo è anche su questa terra, nel percorso di vita pieno di ostacoli e di difficoltà che si vivono tutti i giorni.
Dio ha posto una dimora in mezzo al suo popolo. È l’elemento di grande consolazione che investe la fede. Con la sua presenza riempie la vita, la colma, la rende piena di significato.
In ogni cosa del mondo, in tutto ciò che è creato c’è la presenza di Dio. Ma la sua presenza è anche in ognuno, fatto a sua immagine, e nel dialogo che si sviluppa con lui in un rapporto personale.
Dio ha scelto di essere presente al suo popolo in questo modo: con una presenza reale e fisica si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo.
Ha dimorato nel suo grembo e poi si è posto come dimora lui stesso. “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9) ha detto. Ed anche: “Rimanete in me ed io in voi” (Gv 15, 4).
Ma soprattutto ha specificato: “Se uno mi ama , osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Gesù si fa dimora in noi così che noi possiamo dimorare in Lui nella Comunione eucaristica. La sua presenza reale, in corpo, sangue, anima e divinità si stabilisce dentro di noi, in un rapporto unico, stretto e intimo che vivifica più di ogni altra cosa.