Santa e Dottore della Chiesa, Caterina da Siena lascia un corposo numero di lettere, tra cui quelle ai potenti, piene di ammonimenti.
Si contano in 381, un corpus numeroso, le lettere che Santa Caterina da Siena ha scritto nel corso della sua vita. Indirizzate ad amici, ai discepoli e ai potenti della sua epoca, sono scritti da cui emerge una fede fervente che punta tutto sulla conversione e invita a questa.
Dal carattere veemente e acceso, Santa Caterina usa parole nette e decise, va al nucleo dei problemi, esorta, invita, dispensa consigli, ma soprattutto ammonisce cercando di riportare sulla retta via gli smarriti.
Tocca i punti focali della vita cristiana: parla di eternità, di salvezza, ciò che più conta. Ricorda che la morte è inevitabile e incombe su ognuno.
“Ricordatevi monsignore, che dovete morire, e non sapete quando” ad esempio, scrive in modo chiaro e diretto ad un prelato in una delle sue lettere.
Il memento mori è una costante e una verità non intesa come qualcosa di lugubre a cui pensare, ma piuttosto come la realtà da cui scaturisce la spinta a comportarsi per il bene, un input ad indirizzare tutte le azioni ponendo il Signore al centro.
La difesa della fede con la forza della testimonianza
Era una semplice terziaria domenicana, ma nonostante la sua posizione semplice e la sua condizione di donna, all’epoca con potere alquanto limitato, Caterina si pone come interlocutrice dei potenti per grandi questioni.
Cerca di favorire la pace tra i cristiani quando si trova presso Papa Gregorio XI e tenta di convincere i principi europei a fare una crociata contro le invasioni dei turchi.
Ma non c’è odio in Santa Caterina: vuole solo ristabilire il bene e portare la pace nella cristianità. Donna di pace che agisce con toni infuocati di verità e di passione.
Tra le sue opere oltre alle numerose lettere c’è il Diario della Divina Provvidenza che costituisce la summa del suo pensiero.
Si pensa che Caterina dettasse i suoi scritti o perché non sapeva scrivere o perché non sapeva farlo fluentemente e correttamente.
Proclamata santa nel 1461 e poi patrona d’Italia nel 1939, è riconosciuta come Dottore della Chiesa per l’influenza che ha avuto nella vita pubblica della sua epoca, per la sua capacità di incidere nel mondo animata dalla fede e testimone per essa.
C’era qualcosa di speciale in lei se anche i potenti la prendevano in considerazione. Non si ferma ad una fede privata, agisce per testimoniarla e portarla in tutti gli ambienti e ci riesce con la temerarietà che le è data dallo spirito di carità.