Ricorre l’anniversario dei tre anni dall’uccisione di Don Roberto Malgesini, il sacerdote comasco accoltellato mentre dava il cibo ai poveri.
Papa Francesco lo ha definito “testimone della carità“. Ha sconvolto tutti la tragica fine di don Roberto Malgesini, che esattamente tre anni fa è stato raggiunto da colpi di coltello da un uomo mentre stava svolgendo il suo servizio di assistenza ai bisognosi.
Stava distribuendo la colazione ai chochard che vivono per strada. Era davanti alla Chiesa di San Rocco a Como quando un uomo di 51 anni, che lo conosceva e e che aveva premeditato tutto lo ha avvicinato e accoltellato.
L’uomo oggi è in carcere, sta scontando una pena che dopo l’ergastolo dato in primo grado è stata ridotta a 25 anni di reclusione.
Un altro detenuto, Zef Keraci, di origini albanesi, aveva conosciuto don Roberto proprio nel carcere di Como. Oggi dopo aver scontato la sua pena, racconta di lui in un libro “Don Roberto Malgesini. Non c’è inizio senza perdono” in cui rievoca la figura del sacerdote per come l’ha conosciuta quando andava a visitare i detenuti in carcere.
Il perdono e la carità
Sono diversi gli episodi raccontati nel libro che testimoniano l’essenza dello spirito di carità che animava don Malgesini.
Dal semplice sottrarsi al caffè e richiedere solo acqua per non toglierlo ai detenuti, all’episodio in cui don Roberto nel sedare una lite tra due carcerati prende un colpo allo stomaco.
Ma nonostante sia piegato in due dal dolore si rifiuta di sporgere denuncia perchè dice: “Ma se dovessi fare una denuncia io starei meglio? Non credo, aggiungerei solo altro dolore“.
Esortava ad andare avanti e non fermarsi alla rabbia e alla sofferenza che addormentano come in un incubo. E lui diceva che “la vita è meravigliosa da svegli non da addormentati“.
Don Roberto sapeva perdonare, non solo non portava rancore, ma aveva il cuore pieno di Dio e accogliente. Non si fermava alle parole, ma sapeva stare vicino agli altri, in una prossimità vera, concreta, sincera.
Ai detenuto diceva : “Tu non sei il male che hai fatto“, gli annunciava l’amore di Dio per ciascuno, li esortava a cambiare perché è sempre possibile.
Il vescovo di Como, Oscar Cantoni, ricorda la sua storia come una “testimonianza silenziosa” sottolineando la delicatezza e la sensibilità con cui si prendeva cura degli altri.
Dava aiuto con tenerezza, agiva con dolcezza verso tutti. “Inondare di tenerezza e di dolcezza le singole persone” erano le sue caratteristiche peculiari, che il vescovo evidenzia per descrivere la personalità di questo grande sacerdote e martire dei nostri giorni.
Sono diverse le figure di martiri contemporanei che si spendono per gli altri nel mondo di oggi: un altro esempio è Padre Tentori, con la sua missione evangelica nei luoghi più disagiati.